Ciao e buona domenica!
Con ogni probabilità, mentre leggerai il dispaccio di oggi sarò sospesa a mezz’aria sul mare del Nord, oppure a fare il tifo per l’Italia al Sei Nazioni femminile a Murrayfield (se tutto va bene, dopo aver consumato un sostanzioso gyro pita da uno dei migliori ambulanti che si ritrovano durante le partite a Murrayfield, ma un bell’hamburger andrà bene uguale). Si spera con un po’ di belle azioni, per quanto temo che la Scozia sia progredita un po’ più della nostra nazionale, ma andrà come andrà e viva il rugby!
Se in Italia credo che tutte le partite siano disponibili su Sky, qui in UK le abbiamo tutte su BBC iPlayer (quindi se no avete Sky ma un buon VPN vale la pena sintonizzarsi, dovrebbe essere una bella partita). E spero che la mia squadra di fantarugby oggi faccia un po’ meglio che nelle scorse settimane…ma sto divagando!
Per il dispaccio di oggi ho pensato a qualcosa di divertente, colorato, e all’occorrenza anche caldo. Recentemente un paio di artigiane locali hanno fatto delle gran belle cose con un retaggio culturale scozzese: il tartan. E ho trovato il loro approccio molto interessante, quindi oggi parliamo di questo elemento storico e di stile che ha conquistato un po’ tutto il mondo.
Vai con la sigla!
📹 Seguimi su Tik Tok per altri contenuti sulla Scozia e il mondo del whisky
Tartan: un po’ di storia
Il tartan è un tessuto di lana con un caratteristico motivo a strice verticali e orizzontali in diversi colori.
Secondo il sito di Visit Scotland, i primi esempi di tartan risalgono (come molte altre cose) alla Cina, e risalgono al 3.000 a.C. circa. In Scozia questo tipo di tessuto è invece conosciuto fin dal III o IV secolo.
Se oggi pensiamo ai kilt e ai tartan di cui sono fatti come indissolubilmente legati ad alcuni clan, non era così all’inizio. Inizialmente, era un prodotto artigianale, realizzato da tessitori locali che utilizzavano i colori disponibili nella regione, dando vita a una varietà di disegni unici. E chi sceglieva di indossare un tartan, lo faceva a seconda dei propri gusti (e materie-pecunia disponibili ovviamente!), non a seconda della propria appartenenza.
Il tartan crebbe di popolarità durante la rivolta giacobita del 1700 (fans di Outlander, ci siete?), diventando un simbolo identitario delle popolazioni delle Highlands nella lotta contro gli inglesi.
Dopo la battaglia di Culloden (1746), il tartan e gli indumenti realizzati con esso (grandi kilt & co), anche a causa della repressione della cultura locale, smisero di essere usati nella vita di tutti i giorni.

Enable 3rd party cookies or use another browser
La standardizzazione e l'assegnazione di nomi ai tartan iniziarono con l'industrializzazione della tessitura. William Wilson & Son's of Bannockburn era l’unica compagnia a poter produrre su larga scala per l’esercito dei reggimenti militari nelle Highland. Verso la fine del diciottesimo secolo, la compagnia iniziò a etichettare i propri tartan con nomi inizialmente di località, poi di famiglie, per motivi di marketing.
Nel diciannovesimo secolo, il kilt tornò in voga come abito cerimoniale. L'associazione di specifici tartan con clan e famiglie fu promossa dai capi clan, che cercavano di mantenere un senso di identità e unità tra i loro membri, specialmente quelli sparsi in tutto il mondo.
Il tartan: oggi e domani
Il tartan oggi non è solo legato al retaggio culturale dei clan, ma è stato ripreso dal mondo della moda in mille forme diverse.
A oggi esistono più di 7000 tartan legati a nomi specifici. Ma non si tratta solo di clan e luoghi: recentemente è sempre più di moda per gruppi, aziende & co avere un tartan unico creato apposta per loro. Marketing colorato.
L’esempio più recente che mi viene in mente è una nuova collezioni di oggetti in tartan lanciata da Urquhart Castle. Il tartan è stato realizzato da una designer locale (di cui parlerò a breve, resta sintonizzat*!) per Historic Environment Scotland (di cui il castello è proprietà) e sarà unicamente legato a questo ‘marchio’.
Su Islay, ogni distilleria ha il proprio tartan e vengono usati per il loro merchandise, per decorazioni interne alla distilleria (o, come ad esempio fa Bowmore, anche come dettaglio di arredamento).
Questi vengono prodotti dall’Islay Woollen Mill, dove veramente sembra di ritornare indietro di diversi secoli visti i macchinari tradizionali usati. Purtroppo il proprietario sta faticando a trovare manovalanza giovane a cui passare il testimone. Se ti interessa andare su in isola pazzesca impregnata di whisky come una spugna e imparare un mestiere nuovo, qui c’è il loro contatto.
Altri esempi sono tartan realizzati per associazioni benefiche: uno di quelli più famosi in giro è forse quello dell’associazione My Name’5 Doddie, una fondazione creata da un (letteralmente) gigante del rugby per finanziare la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica (SLA), da cui era affetto.
Un altro tartan abbastanza recente è quello di Mikeysline, un’associazione locale che si occupa di supporto per la salute mentale di chi vive nelle Highlands e in Moray, e questo è stato creato da una giovane designer locale, Siobhan Mackenzie. Se il nome ti ricorda qualcosa, ebbene si, abbiamo già parlato di lei un dispaccio precedente!
Ne riparlo perché amo molto quello che lei e altre designers moderne stanno facendo. Essendo originaria delle Highlands, in Siobhan c’è tanto rispetto per la storia e il valore culturale di questo tipo di stoffa. Ma è anche bello vedere nuovi utilizzi del tartan, che nelle sue creazioni trova nuove forme e spazi. Non per niente sta diventando una favorita tra le varie celebrità che si esibiscono in Scozia
(qui sotto un video dietro le quinte della lavorazione di uno dei suoi ultimi progetti per il presentatore Alan Cumming:)
E soprattutto, cosa che è molto importante (soprattutto se vediamo i problemi dei tessitori tradizionali menzionati sopra) è fantastico vedere un giovane talento, per di più femminile in un mondo ancora abbastanza dominato da uomini, che riesce a ridare vita e brio a un pezzo di stoffa…o storia!
Un’altra designer che mi piace moltissimo è Clare Campbell, fondatrice del brand Prickly Thistle con un negozio, Rebel Row, in centro a Inverness. Purtroppo non sono sui social (o meglio ci sono ma non postano da qualche anno come atto sovversivo, ma si possono contattare dal sito!)
Clare faceva la contabile e poi si è data al tartan, e oggi opera uno dei pochi lanifici tradizionali in Scozia.
La cosa bella dei sui abiti è che si basano sul grande kilt, più antico di quello che vediamo in giro oggi. E per molti versi anche più pratico e comodo! Mantelli, tutone e vestiti bellissimi, e controcorrente rispetto all’uso del tartan moderno. Si, non costano poco, ma è tutto fatto artigianalmente e direi anche parecchio unico (no, non prendo sconti o percentuali, purtroppo!).
Oh, ed è lei dietro al tartan per Urquhart Castle!
Scrivo di questo perché dopo diversi anni passati in Scozia, il tartan si è visto in un po’ tutte le salse ed è soprattutto un overdose ogni volta che si passeggia per il centro di una città qualsiasi, tra negozi di souvenir e non.
Però amo molto questo aspetto moderno, il fatto che ci sia ancora una linfa creativa, che va verso il futuro, ed è bello reinventare e giocare — e perché no, imparare — con i nostri colori, passati, presenti e futuri.
Se vuoi cercare qualche tartan in particolare, tutti quelli registrati sono disponibili sul registro ufficiale.
Consiglio della settimana 🎼
Anche questa settimana andiamo di musica! Per questo tema non potevo non includere i Tartan Paint, un collettivo di musicisti che si esibiscono a Inverness e zone limitrofe e che sono spesso ad animare eventi locali.
Anime dietro a numerosi ceilidh, non si può non alzarsi e ballare quando suonano, non importa dove sei, anche il salotto o lo sgabuzzino vanno bene 💃.
Buona domenica e, come sempre,
Sláinte!