Ciao e buona domenica!
Dopo un mesetto di freddo invernale, qui a Inverness stiamo avendo una piccola finestra di clima mite (svegliarsi con 8 gradi buoni di minima è un bel lusso), rotto solo da forti raffiche di vento che spero non facciano cadere la mia povera piccola moto per l’ennesima volta (anche perchè a questo giro un simpaticone con il SUV ha deciso di parcheggiarsi davanti, dove di solito metto la mia umile Corsa sgangherata, quindi se si becca dei bozzi porterò la giustificazione del Karma che gira all’assicurazione, ma speriamo non ve ne sia bisogno).
In questi giorni sono immersa nell’ascolto del bellissimo libro La Parete di Marlen Haushofer, (che ho trovato nella bellissima selezione di audiolibri di Ad Alta Voce su RaiPlay). Visceralmente bello e un ascolto in cui mi sono immersa e persa questo finesettimana: parla di una donna costretta a (soprav)vivere da sola (unica compagnia sono un cane, una gatta e una mucca) in uno chalet sulle alpi austriache, dopo che una misteriosa parete apparsa all’improvviso la taglia fuori dal resto del mondo, trasformando esseri umani e animali al di fuori di essa in pietra.
È un racconto distopico e straziante ma bellissimo - e che sin dall’inizio ti avvisa che il cane alla fine muore, cosa che normalmente mi farebbe chiudere il tutto e gettarlo alle ortiche immediatamente ma è talmente ben fatto e raccontato che la sofferenza vale la candela e qualche lacrima silenziosa. Questo aneddoto ha poco o niente di scozzese, ma vorrei spezzare una lancia in favore di quei servizi digitali (dai servizi bibliotecari di MLOL a RaiPlay e compagnia) che mi consentono di avere una connessione con l’Italia e con contenuti in Italiano, cosa che rende la lontananza da casa un po’ più facile, meno disarmante. E poi è una bella riflessione sulla solitudine, sulla condizione umana e un po’ un promemoria sul fatto che forse, nel clima in cui viviamo, imparare a sopravvivere in natura (coltivare, cacciare, vivere col minimo indispensabile) non è tanto tempo perso. Ma sto divagando.
Tornando a nord: una tradizione britannica pre-natalizia è quella delle “Christmas Panto” (abbreviazione di Pantomime), ovvero degli spettacoli teatrali pensati per tutta la famiglia. Di base mettono in scena storie e favole per bambini (da Peter Pan a Biancaneve e così via) in cui però si fa interagire il pubblico con la storia, e in cui vi sono svariati riferimenti a cronaca locale, un po’ di satira leggera e tante battute a doppio senso che i bambini probabilmente non coglieranno ma che lo rendono uno spettacolo divertente anche per adulti. Soprattutto con un po’ di alcool in circolo.
Quasi tutti i teatri e compagnie mettono in scena una Panto, e noi ieri siamo andati a una piccola produzione amatoriale di Cenerentola. Molto carino, con numeri canori anche abbastanza sorprendenti…un po’ troppo lunghe le esibizioni di danza dei bambini che purtroppo non erano proprio il massimo (e non tutti sembravano troppo felici di essere sul palco) ma tutto sommato una serata molto carina.
E tu, come ti stai preparando psicologicamente al Natale? (Fammi sapere cheffai nei commenti!)
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Le Highlands che crescono
Due dispacci fa ho scritto di una piccola valanga di problemi che affliggono le Highlands. Ma in questa regione ci sono anche una serie di progetti molto interessanti per migliorare la vita di chi ci abita e far fronte alle sfide di questa regione tanto vasta e remota. Ecco qui alcune cose interessanti che si stanno muovendo da queste parti.
Autobus in Comune
Una cosa che sembra una bazzecola per chi è abituato a realtà come ATM a Milano o altri trasporti urbani, ma l’anno scorso, per far fronte a una vera e propria crisi nei trasporti pubblici dopo una serie di cancellazioni di massa (la maggior parte dei servizi sono monopolio dell’azienda Stagecoach Highlands), Highland Council (l’autorità locale, che funziona un po’ come le regioni in Italia ma non proprio) ha deciso di mettersi in proprio. Da circa un anno infatti hanno acquistato alcuni autobus e iniziato ad operare alcuni servizi a Inverness e altre parti delle Highlands.
Per ora è ancora un piccolo esperimento in crescita, ma appunto ha dato segnali positivi e permette di gestire meglio (sia economicamente che in materia di responsabilità) i servizi gli autobus. Si spera che questo esperimento continui anche in modo tale da fare un po’ di sana concorrenza a Stagecoach, che ogni due per tre soffre di carenza di personale e che quindi opera un servizio che definire sub-ottimale è un complimento.
Una nota a lato in materia di trasporti è il servizio di bike sharing HiBikes, che io adoro e che spero continui a crescere. Al momento questa rete di bici elettriche (presente solo a Inverness e Fort William) è piccolina ma si stanno aggiungento nuove stazioni, alcune temporanee (bellissime con panchine e aggeggi per la manutenzione delle bici normali attaccate) e sono una bella alternativa (per chi ne può far uso ovviamente) allo sgangherato servizio autobus.
Ma che bel Castello
Questa è una nota più turistica che altro, ma che per Inverness è molto importante ed è un progetto in cui sono stati coinvolti altri enti e musei delle Highlands.
Vi avevo già parlato di come il Castello di Inverness stia subendo un restyling completo per trasformarsi da tribunale un po’ sgangherato a museo interattivo.
Questo è sicuramente qualcosa che cambierà un po’ la faccia di Inverness e che si spera porterà ulteriori investimenti in città. Intanto i lavori per migliorare luoghi di interesse come Northern Meeting Park, Bught Park e la passeggiata sul lungo fiume sono stati completati o sono prossimi alla conclusione.
Controlli sugli affitti brevi
Un po’ meno eccitante ma incredibilmente importante per l’economia locale sono nuove regole introdotte per limitare il numero di esercizi stile AirBnB nelle Highlands.
Che sono così belle anche perchè rispetto a Italia ed altri paesi, non vi è lo stesso problema di colare cemento e costruire case ovunque. Ma il rovescio della medaglia è che ci sono pochissime case sul mercato per chi qui ci vive e per chi ci vorrebbe lavorare (insomma si crea un circolo vizioso di no case —> no lavoratori che si possono trasferire qui —> servizi al collasso —> meno gente che si vuole trasferire-investimenti etc…).
Un grosso problema è che le poche case disponibili sono spesso di proprietà di chi di case ne ha diverse (almeno un’altra) e che o le affitta per profitto o le lascia vuote per metà dell’anno.
Quindi con queste regole (tra cui vi sono nuove licenze e tasse e controlli più serrati) si sta cercando di riportare la situazione a un livello più umano.
Le nuove frontiere dei porti
Da quando abito nelle Highlands, una delle notizie che è stata accolta con più eccitazione e frenesia è l’annuncio che l’area di Inverness e il Cromarty Firth è stata classificata come Green Freeport.
Senza andare troppo nel dettaglio perchè di questa terminologia ne mastico poco, un green freeport è un'ampia area delimitata dove operatori e aziende possono beneficiare di un pacchetto di incentivi fiscali e di altro tipo.
In pratica, la zona tra Inverness e Cromarty (con particolare interesse per i porti di Nigg, Cromarty e Invergordon) verranno convertiti in hub per la produzione di energie rinnovabili (dove si costruiranno pale eoliche e altre infrastrutture di questo tipo).
Questo è importantissimo per l’area perchè dovrebbe portare una bordata inaudita di investimenti nella zona (almeno tre miliardi di sterline, circa 3.5 miliardi in euro), e aprire migliaia di posti di lavoro.
Simile è il caso del porto di Ardersier, la cui area (che potrebbe contenere almeno 300 campi da calcio), è un cantiere aperto che presto aprirà le porte ai costruttori di pale eoliche da ogni dove nel mondo.
Sono progetti su vasta scala, i cui effetti si vedranno solo tra qualche anno (anche se in realtà Ardersier dovrebbe aprire già nel 2025).
Insomma, un po’ di sfide all’orizzonte ma che dovrebbero tradursi in afflusso di investimenti nella regione, posti di lavoro e un ruolo di primo piano su scala internazionale nella produzione di energie rinnovabili.
Local Place Plans
Da quando lavoro nelle Highlands, e nello specifico da quando mi occupo principalmente della cronaca di Nairn e la zona del Nairnshire, si parla tanto di centralizzazione del potere amministrativo, cosa che lascia le comunità rurali sempre più senza voce in capitolo quando si tratta di decisioni legate a progetti edili e infrastrutturali.
Per dare uno strumento alle varie comunità che compongono la Scozia e che hanno ciascuna i propri problemi e necessità specifiche, il governo ha introdotto da quest’anno quelli che vengono chiamati Local Place Plans, ovvero dei documenti creati dalle comunità stesse in cui vengono articolati i “desideri” prioritari delle comunità stesse. Questi documenti verranno poi ratificati e faranno parte del corpus a cui chi di dovere dovrà far riferimento in anni a venire per stilare piani di sviluppo per l’area.
C’è un po’ di tutto in questi piani. Avendo seguito la creazione di quello per il Nairnshire (che ha richiesto mesi di incontri e consultazioni pubbliche) i temi più importanti sono la costruzione di una ‘circonvallazione’ per portare il traffico della strada principale A96 fuori dal centro abitato (al momento crea una marea di traffico e problemi e taglia la cittadina in due), un maggior controllo sugli sviluppi edilizi e preservare il patrimonio naturale dell’area.
Come esercizio di democrazia iperlocale è un’iniziativa molto interessante e, forse, da prendere a modello.
Consiglio della settimana 📖
Mentre giocavo con Chewie rotolandoci per terra in sala qualche giorno fa (ma sempre con dignità e classe), abbiamo fatto cadere un po’ di libri dalla catasta che sta sul mio davanzale, quei libri che sono in attesa di essere letti e per cui non ho spazio sulla mia libreria (lo so, devo comprarne una più grande, o finire un po’ delle bottiglie di whisky che fanno compagnia ai tomi ingialliti sugli scaffali).
Tra questi anche un libro che mi ha fatto accendere una lampadina: Case Study dello scrittore nativo di Kilmarnock, Graeme Macrae Burnet. Questo non l’ho letto ancora quindi non lo consiglio, MA una breve ricerca su Google mi ha rivelato che il suo romanzo più famoso, His Bloody Project (in italiano Progetto di Sangue, che a me non fa impazzire ma meglio del caso di Se Mi Lasci Ti Cancello), è anche tradotto in italiano da Neri Pozza, e quindi via alla conga di felicità.
Il romanzo tratta di un triplo omicidio commesso dal diciassettenne Roderick "Roddy" Macrae in un piccolo villaggio della penisola di Applecross (posto meraviglioso nelle Highlands dell’ovest se non ci siete già stati). La storia è raccontata tramite una serie di documenti “ritrovati”, tra cui carte del processo, lettere e un memoir scritto dall’assassino. Se vi piacciono gialli-true crime, e volete farvi un’immersione nella Scozia contadina del 1800, questo è veramente un libro bello bello.
Con lo scrittore ero riuscita a scambiare due chiacchiere per il mio vetusto podcast all’Ullapool Book Festival del 2022, e quindi se volete ascoltarvelo (è in inglese) potete farlo al link qui sotto.
Buona domenica e, come sempre,
Sláinte!