Salve e buona domenica a te che leggi.
Ti scrivo alla fine di una lunga settimana lavorata di sette giorni e facendo turni da mattina presto, quindi chiedo scusa in anticipo se in qualche frase o ragionamento risuonerà la mia mancanza di sonno.
Le mattine di questo ottobre nelle Highlands sono cupe e buie, rischiarate da questa superluna che sembra una tortilla sparata in cielo. Durante il mio giro mattutino con la bestia famelica, anch’essa rintronata non poco, siamo stati sorpresi da tre cerbiatti che saltavano fuori da un giardino di una casa con la complicità delle tenebre. Uno è rimasto pure a fare palo, e mi è venuto il dubbio che fossero un gruppo di scassinatori. O forse semplicemente io che ho bisogno di caffè.
Ad ogni modo, oggi avevo un po’ di idee diverse in testa quindi questa newsletter sarà un po’ una miscellanea, un potpourri di idee.
Vai con la sigla!
PS - Colgo l’occasione per ringraziarti tantissimo di avere aperto questa mail e per i messaggi carini che arrivano e che davvero fanno svoltare la mia giornata. Grazie mille❤️
E se per caso avessi voglia o tempo di condividere questa newsletter sul tuo social media di fiducia o in un gruppo dove pensi possa essere apprezzato, le fatine delle Highlands faranno una conga in tuo onore.
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Inverness Castle: da tribunale a esperienza ‘immersiva’

È riprovato che la sottoscritta sia un magnete per i cantieri. Fiera davanti a casa? Nessun problema, la radiamo al suolo e ci facciamo un shopping district con tre titani di grattacieli (Tre Torri). Ah, ti trasferisci? Non ti preoccupare, abbiamo proprio questo cantierino speciale della M4 da metterti sotto casa, guarda che sogno per i prossimi dieci anni. (Che poi diciamo che io me la sono squagliata a nord, non tutti se la sono scampata come me).
Quindi, in onore dell’apertura della linea settimana scorsa, oggi vi parlo di un cantiere molto importante a Inverness: il castello.
Tu dirai, vabbè, lo staranno ristrutturando un po’, dandogli un po’ lucido, no?
Invece questo è un cantiere particolare. Se fossi arrivat* nel 2019, avresti visto il castello, che si trova su una collina in cima al centro città con una vista sulla cattedrale di St Andrews mica male, senza impalcature. Ma non saresti comunque potut* entrare, a meno di non aver commesso qualche reato. Perchè, fino al 2020 circa, il castello di Inverness era usato come tribunale.
Ti porto un passetto indietro: la struttura tra il rosso cremisi, il marroncino e il rosa salmone (dipende da come cade la luce!) riasale al 1836. Anche se vi erano stati altri castelli nei secoli precedenti, quello che vediamo non è un castello antichissimo, e in realtà è stato usato veramente poco come castello in sè, come ce lo potremmo immaginare, con corte, giullari e battute di caccia. Già alla fine del 1800 venne usato dall’Inverness-shire County Council come quartier generale, e tra gli anni Sessanta e il 2019-20 è stato usato come tribunale.
Io, da giovane reporter rampante, ci ero entrata per seguire una serie di casi assieme al giornalista addetto a coprire le udienze, per capire le basi del mestiere. Se comparato a Glasgow, il tribunale era veramente placido e quasi microscopico, l’interno del castello era davvero tenuto male. All’interno mi trovo un ufficio di amministrazione vecchio stile, antiquato ma non con il fascino dell’antico, gli spazi usati anche abbastanza male. E mi ricordo di aver pensato che spreco fosse avere un castello e non utilizzarlo come spazio culturale, non solo come ambiente museale ma anche come spazio pubblico.
Ebbene, sembrerebbe che il compromesso lo abbiano (forse?) trovato davvero.
Nel 2020, anche attraverso una serie di finanziamenti pompati nella zona per rigenerare la capitale delle Highlands (e complice il completamento di un tribunale nuovo di pacca), il castello-tribunale viene chiuso e nel 2022 iniziano i lavori per trasformarlo in quello che chiameranno la Inverness Castle Experience (al link trovate il sito ufficiale del progetto, un bel video e un po’ di Gaelico per confondervi le idee).
In pratica si unisce alla restaurazione del castello anche una serie di aree in cui conservare la storia e cultura delle Highlands nei suoi vari aspetti, unendo oggetti di interesse storico a nuove technologie per creare un’esperienza immersiva e interattiva.
Al progetto hanno anche partecipato artisti, scrittori, distillerie e varie professioni creative, e dovrebbe essere pronto per l’estate prossima.
Questa nuova super attrazione dovrebbe aprire nel 2025, quindi se venite a visitare questa parte di mondo, varrà la pena (almeno spero) farci un salto.
Tuberi spiritati: Halloween alla Scozzese
In Italia c’è una varietà di attitudini verso Halloween: chi adora avere l’occasione e la scusa per travestirsi (uno dei miei exploit più riusciti in merito è sato un travestimento da Stalin che, a parte pelle martoriata e paranoia era venuto molto bene), chi lo accetta senza troppo entusiasmo e chi invece VADERETRO SATANA! proprio non capisce perchè dobbiamo immischiarci tradizioni che non sono nostre.
In Scozia questa celebrazione è più seguita e rispettata perchè ha dei legami forti con la tradizione celtica e il festival Gaelico del Samhain, che segnava la fine del raccolto.
Allora, in generale è comunque una festività molto consumistica e viene celebrata dalla maggioranza nella sua versione commerciale: di punto in bianco spuntano zucche ovunque e costumi di plastica che verranno usati solo una volta, forse (ma ci sono delle bellissime idee da gruppi come Green Hive a Nairn, un’associazione che si riproette di promuovere sostenibilità nella comunità locale, dove questo weekend hanno organizzato uno scambio di costumi di seconda mano, cosa che fanno ormai da qualche anno).
Ma ci sono un po’ di persone che tornano alle tradizioni più particolari di questa festività. Una delle peculiarità in Scozia è che, invece di intagliare zucche, ad essere decorate con facce e dipinti sinistri sono le rape (svedesi).
Questi tuberoni (che qui si chiamano affezionatamente “neeps”) sono parte integrante dei raccolti e della dieta locali (pensate agli Haggis, neeps and tatties!), e fanno parte anche della tradizione decorativa di Halloween.
Ecco alcuni esempi portati recentemente da una signora al Nairn Museum…sono un po’ datati (cinque anni) ma anno il loro perchè e forse fanno più scena un po’ mummificati.
E tu, cosa farai per Halloween? Sei in Italia o magari da qualche altra parte nel mondo (magari proprio in Scozia o Irlanda per festeggiare il Samhain)? Fammelo sapere nei commenti!
Consiglio della settimana 📖
Lo so lo so, anche questa settimana un libro ma mi ci sto scimmiando in questi giorni e spero tantissimo che venga tradotto un giorno anche in Italiano (se sei un editore e stai leggendo, per favore per favore facci un pensierino!).
Sto parlando dell’ultimo libro di Kat Hill, Bothy: In Search of Simple Shelter.
È uscito quest’anno ed è un po’ difficile da descrivere: è un po’ diario di bordo, racconto di viaggio, memoir introspettivo, guida turistica e con un tocco di analisi sociale. Però la cosa stupenda è che intreccia tutte queste parti molto bene, senza forzature.
I bothy sono essenzialmente dei rifugi di montagna caratteristici della Scozia e presenti in qualche atra parte del Regno Unito. Sono edifici molto essenziali, di solito con una vita precedente legata al pascolo o attività agricole di altro genere, in cui i viandanti possono trovare riparo senza dover pagare o prenotare. Molti hanno un piccolo focolare, alcuni un fornello, e spazio dove poter mettere i sacchi a pelo. In Scozia ce ne sono molti nelle colline e zone montuose, spesso in zone remote. Alcuni sono conosciuti, altri vengono tenuti come segreto da un circolo di appassionati camminatori (tra cui sicuramente alcuni Munro baggers!).
Kat Hill è una scrittrice e ricercatrice (e storica!) inglese che qualche anno fa ha iniziato a visitare diversi bothy in giro per il paese, e questo libro parla della sua esperienza personale, dei benefici sulla sua salute mentale (dopo un divorzio e una relazione tossica) portati da quel camminare e stare in luoghi essenziali, in cui riscoprire una connessione con se stessi, con l’ambiente e con gli altri esseri umani incontrati nei bothy. La cosa che amo di più di questo libro è che affronta i clichè della vita campestre, analizzando anche i problemi che questo tipo di turismo può portare.
Io non ho ancora avuto la fortuna di provare a pernottare in un bothy, ma leggendo questo libro mi è venuta una voglia matta di prendere e partire!
Buona domenica e, come sempre,
Sláinte!
Sei sempre brava ed efficace nell' incuriosire il lettore ma...Mi piace particolarmente questo post a tema 'urbano' e quotidiano, vario e inusuale. Avanti così!
Quanto mi piacerebbe ritornare in Scozia proprio per Samhain come ho fatto 3 anni fa.
Che bella atmosfera che si respirava.
Ho fatto un giro on the road che andava da Edimburgo, passando per lo speyside, Inverness e l’isola di Skye.
Ogni giorno che passava continuavo a dirmi “ritorneró”