Visti dalle Highlands: la guerra in Palestina
La risposta di Inverness e degli abitanti delle Highlands al conflitto in corso
Carə lettorə,
(Come è più semplice l’inglese per avere un incipit inclusivo!)
Buonasera, spero abbiate passato un weekend con un po’ di sole e tranquillità.
Scrivo questa newsletter dal mio giardino, occhiali da sole che fanno una delle loro rarissime apparizioni, un po’ di crema solare in viso, ma la felpina oggi non me la toglie nessuno (vi giuro che ieri avevamo una ventina di gradi, memorabile!)
Mi ero ripromessa una newsletter sui toni più tranquilli e meno politici questa settimana, ma penso che le notizie che arrivano dalla Striscia di Gaza non possono e non devono essere ignorate.
Non parlerò del conflitto in sè, esistono canali e persone che sono molto più adatte a questo scopo. La mia conoscenza è limitata ai libri e le lezioni di storia e cultura araba ai tempi dell’università, e dalle notizie che leggo sui giornali, e dai canali social di giornalisti che per come possono fanno reportage in loco.
Quello che vorrei fare oggi è dare uno spaccato della risposte a questa crisi nelle Highlands Scozzesi, tramite storie di cui io e i miei colleghi ci siamo occupati sulle pagine dell’Inverness Courier.
Dalla parte degli attivisti
Iniziamo dai gruppi organizzati: è dall’inizio del conflitto in Ottobre che il gruppo Highland - Palestine organizza manifestazioni ed eventi di vario tipo nel centro di Inverness e altri paesi nella zona (tra cui Avoch) per sensibilizzare il pubblico e l’autorità sul genocidio in atto in Palestina.
Ogni sabato i manifestanti si riuniscono davanti alla Town House (edificio che una volta era sede delle autorità cittadine, oggi è un sito turistico e uno spazio che mantiene una funzione per la comunità ma rimane un edificio simbolicamente rilevante).
Ieri sono andata a uno di questi incontri, che a seguito della strage di civili nell’accampamento a Rafah era stato adibito a veglia per ricordarne le vittime.
Circa un centinaio di persone (vale la pena ricordare che Inverness è una cittadina molto piccola e rurale, con una popolazione di circa 80,000 persone, con uno dei concerti piu attesi in città durante la giornata) si sono ritrovate davanti alla Town House, scatenando la curiosità di diversi passanti.
Sono manifestazioni quintessenzialmente pacifiche: anche quando un manifestante pro-Israele si è unito in disparte con il suo cartello alla veglia, l’unica risposta è stata quella degli steward che si sono scambiati cenni di intesa per tenere un occhio attorno a quella persona in particolare. Nessuno scontro avvenuto.
Oltre a organizzare queste piccole manifestazioni (che stanno però crescendo di volta in volta), l’associazione svolge attività di divulgazione, workshops di formazione e raccolte fondi per varie organizzazioni caritatevoli Palestinesi (tra cui Medical Aid for Palestinians (MAP) e raccolte fondi individuali per famiglie a Gaza).
Storia di un pediatra e della sua famiglia
Il conflitto tocca in prima persona anche abitanti della nostra comunità. Un pediatra all’ospedale di Inverness (Raigmore Hospital) si è battuto negli ultimi mesi per far evacuare la sua famiglia dalla Striscia di Gaza. La storia è stata seguita dalla mia collega e veterana dell’Inverness Courier, Val Sweeney.
Sin dagli inizi del conflitto, il Dr Salim Ghayyda ha cercato di raccogliere fondi per portare is suoi genitori, sua sorella e suo nipote via da Gaza.
(Se volete leggere lli articoli completi, apriteli su una finestra in incognito del vostro browser, ma io non ve l’ho detto, occhiolino)
A maggio, dopo un iter lunghissimo, i suoi famigliari sono riusciti a fuggire in Egitto, dove il Dr Ghayyda si è diretto per riabbracciarli.
Ma, con altri 28 familiari intrappolati a Gaza, la battaglia per raccogliere fondi e mettere in salvo quante più persone possibile è ancora aperta (ad oggi, ha raccolto £115,000, circa €135,000) e i costi per pagare le agenzie per avere i permessi e pagare il viaggio per i rifugiati sono altissimi.
La sua storia, che è stata ricondivisa dai quotidiani nazionali, ha scosso l’opinione pubblica nelle Highlands.
Cosa dicono le autorità
Il 16 Marzo, i rappresentanti dell’Highland Council (che è l’autorità locale, un po’ un misto tra regione e municipio) hanno votato all’unanimità per promuovere un cessate il fuoco immediato. Che ovviamente non si è ancora prodotto. Ci è voluto molto tempo e troppi morti per questa mozione, anche perchè il Governo Scozzese ha invocato un cessate il fuoco sin da novembre 2023.
La posizione della Scozia a livello politico è stata sin dall’inizio del conflitto molto più pronunciata a favore del governo britannico, anche grazie all’esperienza personale dell’allora primo ministro Scozzese Humza Yousaf la cui constorte Nadia El-Nakla è per metà palestinese. I suoi genitori erano bloccati in Palestina al momento dello scoppio del conflitto e sono riusciti a tornare in Scozia (dove abitavano) a novembre.
Il governo conservatore di Londra si è fino ad ora astenuto dall’invocare un cessate il fuoco immediato, dicendo che questo non “favorirebbe gli interessi di nessuno”, secondo il Primo Ministro Rishi Sunak.
Ma se il Regno Unito ancora continua a vendere armi ad Israele, se migliaia di persone sono costrette a vivere in situazioni di indigenza più totale e rischiano la vita ogni giorno per attacchi militari, malattie e la mancanza di cibo e acqua…forse, ed evidentemente, si fanno gli interessi di una parte in particolare.
Come donare
Queste sono alcune delle associazioni che stanno supportando la popolazione a Gaza durante questo genocidio.
Ci sono anche molte pagine di raccolta fondi individuali create da famiglie che cercano di sopravvivere o fuggire, ovviamente controllate sempre che siano campagne legittime ma anche quello è un modo per aiutare chi si trova in quell’inferno in questo momento.
Settimana prossima vi porterò una newsletter più leggera, ma in questo momento proprio non era possibile.
Buona settimana e a presto!