🌲Natura domata⛰️
Oltre ai paesaggi sconfinati delle Highlands - che non sono così selvaggi come pensiamo
Ciao e buona domenica a te che leggi!
Il dispaccio di oggi è su un tema che mi ha incuriosito molto dal primo momento in cui mi si è posto davanti qualche anno fa, quando mi sono trasferita nelle Highlands.
Una piccola premessa: lungi da me voler stendere un velo di negatività sul turismo in Scozia, e su quanto questo paese sia amato in giro per il mondo per la magia di queste terre.
La meraviglia per questi paesaggi è qualcosa che vive ancora forte in me e che spero anche tu possa provare un giorno, se già non ti è accaduto.
Ma penso che sia sempre e comunque di vitale importanza cercare di guardare le cose nel loro contesto - togliere un tassello di un mosaico non ci farà mai apprezzare appieno il quadro generale.
Insomma, prendi il dispaccio di oggi come preferisci, spero che possa dare cromie, ombre e luci in più per rendere meglio le sfaccettature di queste terre, belle da mozzare il fiato.
L’occhio che si perde nelle lande vaste, questi quadri fatti di un cielo sconfinato a cui si contrappongono larghe pennellate di verde o, a seconda della stagione, marroni accesi o porpora - il trionfo dell’erica sulle colline.
Unico movimento percettibile a occhio nudo sono le onde di vento sull’erba, le nuvole che corrono in alto, qualche rapace che si aggira in cerca di preda, forse qualche cervo in lontananza.
Quasi manca il fiato. Ti riempie una sensazione strana, che cresce, prende lo stomaco, i polmoni, si irradia fino alla testa. Respiri, profondamente. E con ogni respiro, con ogni sguardo in cui non incontri cemento, costruzioni o persone, ti senti trascinare sempre più lontano dal mondo degli uomini.
Le Highlands Scozzesi, per molti, sono sinonimo di natura selvaggia, di spazi incontaminati, uno stato primordiale, dimenticato ormai in gran parte del mondo.
Eccomi - io sono tra quelle persone che per questi luoghi ci ha perso la testa. Amo l’orizzonte, potermi immergere nella volta celeste senza che la vista venga ostacolata dai palazzi, ridotta dalla produzione umana che, sempre più prepotentemente, vuole prendersi questi spazi, riempirli di cemento, piegare l’ambiente al proprio volere.
Per questo forse, il concetto che e la consapevolezza che anche questi paesaggi siano in gran parte stati creati dall’uomo, e in tempi relativamente recenti, è stata un’epifania che mi ha scombussolato, come la consapevolezza che questo modo di plasmare gli spazi ha lasciato ferite, sia nella terra che in generazioni di persone che ancora non si sono rimarginate.

E quella delle Highland Clearances (dove clearances sta per “sgombro”, “rimozione forzata”) è una ferita ancora aperta nelle popolazioni qui a nord. Anche se sono passati due secoli da quando sono accadute, se ne sentono ancora gli effetti - nella vita di tutti i giorni, nella politica, e appunto sono inscritte nei paesaggi di queste terre.
Per riassumere molto, tra il 18esimo e 19esimo secolo, a seguito del fallimento delle rivolte Giacobite contro le forze inglesi, migliaia di abitanti delle Highlands furono costretti a lasciare le proprie case - questo per fare spazio ai proprietari terrieri e al nuovo interesse economico nei pascoli, e per tagliare gambe e radici ai clan, evitare nuove rivolte. Negli anni a seguito della battaglia di Culloden (1746) vennero perfino bandite kilt, cornamuse e l’uso del gaelico, una repressione culturale che ha lasciato il segno.
Famiglie da Caithness allo Strathspey vennero cacciate o con la forza, o creando condizioni impossibili di vita, per cui questo periodo è anche caratterizzato dall’emigrazione di massa verso il Nuovo Mondo (qui in Scozia, ad oggi, quasi tutti hanno parenti in Canada o Australia o nei dintorni).
Il risultato è che nel 1980 nelle Highlands vivevano meno persone che nel 1780. E, dove prima vi erano zone abitate o aree boschive, si è fatto spazio per il piatto paesaggio dei pascoli.
Ad oggi, questo spopolamento forzato - che ha si, i suoi benefici a livello turistico - contribuisce ancora a tutta una serie di problematiche (alcune delle quali ho menzionato in un dispaccio precedente) che rendono ad oggi molto difficile per chi è nato e cresciuto qui restare a casa.
Un altro problema è che la maggior parte dei terreni in Scozia sono, ad oggi, proprietà privata - di miliardari come il danese Anders Holch Povlsen, sceicchi, dalla Corona e da enti pubblici come Forestry and Land Scotland.
Vi sono però dei segnali positivi su molti fronti.
Il settore delle energie rinnovabili sta creando molte opportunità per chi cerca lavoro. Il turismo è ovviamente un grande richiamo per personale e si spera più opportunità lavorative. Seguendo l’interesse di riprendere un modello di aziende ed esercizi piccoli e basati nelle proprie comunità, ci sono interessanti sviluppi per chi decide di voler restare. Lo sviluppo della University of the Highlands and Islands, con sedi su tutto questo vasto territorio, è un altro segno incoraggiante.
Ma oggi voglio parlarti di natura e dell’evoluzione dei meravigliosi paesaggi Scozzesi. Quindi mi sembra giusto fare il punto di iniziative che hanno come obiettivo la protezione e il ripristino dell’ambiente.
Rewilding: ritorno al futuro
Inverness, 2019. Siamo in macchina, io e il mio collega Gary (ndr, un fotografo eccezionale che purtroppo ci ha lasciati l’anno scorso), Loch Ness che si staglia alla nostra sinistra. Stiamo andando a Dundreggan, dove ha casa un’associazione chiamata Trees For Life. Su questi terreni alla bocca nord di Glen Affric, da diversi anni i volontari si occupano di ripiantare la zona con piante native, per ricreare l’ecosistema della Caledonian Forest. Sono qui per una delle mie prime interviste long-form: l’organizzazione ha aperto una serie di posizioni di apprendistato per giovani locali che vogliono lavorare in ambito di gestione del territorio: chi si occupa di piante, chi di comunicazione, chi di deer culling*.
Con il termine rewilding si intendono pratiche ambientali che mirano al ritorno di terreni al loro stato “originale”, precedenti all’uso come coltivazioni. Questo include ripiantare i terreni con la vegetazione di cui erano ricchi prima che venissero rasi a pascolo, e anche la reintroduzione di specie rare o estinte nell’area*.
*Tienitele lì, le bestie, che ne riparleremo a breve.
Ad oggi, Trees for Life ha aperto, proprio a Dundreggan, il primo rewilding centre d’Europa - un centro dove sensibilizzare il pubblico alle tematiche del rimboschimento, dove coinvolgere le comunità locali nei loro progetti, e da dove coordinare le proprie attività sui terreni circostanti.
Il progetto Affric Highlands coinvolge diverse associazioni ed enti - e va molto oltre il semplice ripiantare alberi. Si tratta di ricostruire un ecosistema, in cui flora e fauna possono lentamente tornare a prosperare.
Di associazioni ed iniziative che si occupano di rewilding ve ne sono diverse: oltre a Trees for Life altri progetti importanti sono
Quello per cui si battono è il ritorno a una biodiversità che si è persa nei secoli, a causa dell’impoverimento dei suoli convertiti a pascolo, e la perdita si specie importanti per l’ecosistema.
E ora sì, parliamo di pelosi!
Le Highlands sono un luogo fantastico per fare campeggio in libertà. Un po’ perché la legge consente di accedere anche a terreni di proprietà privata, se non si lascia traccia e se il proprietario non fa storie.
E poi perché da secoli non vi sono più grandi predatori a zonzo nei boschi. Che per chi lavora con terreni e bestiame, è una meraviglia.
Il problema è che anche l’assenza di predatori come lupi e linci crea a sua volta una serie di problemi. Tra questi è il soprannumero della popolazione di cervi e altri erbivori, che vanno a intaccare la vegetazione delle aree in cui vivono.
Per questo, oltre ad altri sistemi di gestione dei numeri di cervi, si pratica il deer culling - una pratica di abbattimento controllato, a protezione della flora locale.
Per questo molti attivisti si stanno battendo per la reintroduzione, controllata, di alcune di queste specie. La più controversa è stata la proposta di riportare i lupi nelle Highlands - in particolare ad Alladale, dove il proprietario, Paul Lister, ha proposto di iniziare il processo proprio da questa tenuta. Per ora, gli unici lupi che si possono trovare qui in giro sono quelli dell’Highland Wildlife Park.
Il movimento per la reintroduzione della lince, gattone un po’ meno minaccioso per il pubblico, ha avuto più successo in termini di consensi, ma un tentativo illegale di liberazione fatto a inizio 2025 ha tagliato le gambe a questa campagna.
Reintroduzioni recenti, ma dall’esito per ora positivo, sono state quelle dei castori e dei gatti selvatici.
Queste iniziative, però, non sono condivise da tutti, e le divisioni all’interno delle comunità rurali ci sono e sono anche piuttosto forti - con una polarizzazione che vede proprietari terrieri e coltivatori da una parte e ambientalisti dall’altra.
Ma questa storia è per un’altra volta…
Consigli di lettura 📖
Se volete approfondire i temi sopracitati, ecco qualche spunto di lettura in italiano e inglese:
I fiori di Scozia: La Croce di Gesso - Le Highland Clearances scozzesi di Davide Zaccone - un libro da un appassionato di Scozia in Italiano, per chi vuole approfondire questo capitolo di storia locale.
Hindsight di Jenna Watt - l’ho già raccomandato ed è un bel viaggio personale di una Highlander alla scoperta di iniziative per il recupero del territorio. In Inglese.
Regeneration: The Rescue of a Wild Land di Andrew Painting - non l’ho letto ma è sulla mia lista da molto tempo, ed è proprio sul fragile equilibrio tra ricostruzione dell’ambiente e i conflitti di interesse in questo campo.
Per chi ama la poesia, leggiti qualcosa di Kathleen Jamie. L’ambiente è spesso un protagonista delle sue opere, in modo molto elegante e immersivo al tempo stesso. (E alcune sue opere sono tradotte in italiano!)
Buona domenica e, come sempre,
Sláinte!